Edizione straordinaria: un uomo noto per aver costruito un impero mediatico fregandosene in tutto e per tutto delle conseguenze globali dei suoi profitti si rivela non essere un sincero alleato delle buone cause progressiste.
Messa così è un’iperbole un filo sorniona, certo, ma non credo che questa frase vada troppo lontana dalla verità: martedì scorso Mark Zuckerberg è apparso in video – con un nuovo look da cherubino, per gli appassionati – per annunciare che la multinazionale di cui è a capo, Meta, dismetterà il programma di fact-checking che da anni opera su Facebook e Instagram, «troppo schierato politicamente» secondo Zuckerberg, e allenterà le restrizioni su contenuti politici e opinioni conservatori su argomenti come l’immigrazione e l’identità di genere.
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