James David Vance, registrato all’anagrafe statunitense come James Donald Bowman, compirà quarant’anni il prossimo agosto, eppure ha già impresso il suo nome su molti versanti della vita americana: in quello letterario nel 2016 ha pubblicato un libro, Hillbilly Elegy: A Memoir of a Family and Culture in Crisis (edito in Italia da Garzanti col titolo forse un po’ riduttivo Elegia americana), che è diventato un manifesto dell’America bianca e operaia della Rust Belt in cui è cresciuto, e ha avuto un enorme successo.
Sul versante economico, il suo bestseller gli ha permesso di entrare in contatto con diverse personalità di peso del venture capital della Silicon Valley (tra gli altri: il primo investitore di Facebook Peter Thiel, il fondatore di AOL Steve Case, Ron Klain – che sarebbe diventato il primo chief of staff di Joe Biden – i danarosissimi Marc Andreessen ed Eric Schmidt).
Ma è la sua traiettoria politica a interessarci di più, ovviamente: J. D. Vance ha capitalizzato l’enorme eco della sua opera di memorialistica – trasposta da Netflix nel bel film omonimo di Ron Howard, con Amy Adams e Glenn Close – alle elezioni di Midterm del 2022, dove ha vinto un importante e non scontato seggio nel suo Ohio, venendo eletto al Senato.
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